- Mandato di Arresto Europeo: la sentenza 90/2025 della Cassazione
- Mandato di Arresto Europeo: Il caso tedesco
- Le Questioni Giuridiche Sollevate
- Considerazioni della Cassazione sul Mandato di Arresto Europeo
- Rilevanza della Direttiva 2014/41/UE
- Decisione Finale
Mandato di Arresto Europeo: la sentenza 90/2025 della Cassazione
La recentissima sentenza della Corte di Cassazione n. 90/2025 affronta le questioni relative all’emissione e all’esecuzione del mandato di arresto europeo (M.A.E.), con particolare riguardo ai limiti di tale strumento, rispetto ai principi di proporzionalità e cooperazione giudiziaria nell’Unione Europea.
Questa sentenza, pronunciata il 30 dicembre 2024, ha annullato una decisione della Corte d’Appello di Trieste, a causa di alcune lacune procedurali e normative nella gestione del caso in esame, poiché lo Stato emittente (la Germania) non ha rispettato le finalità per cui viene emesso il M.A.E., cioè l’esercizio di un’azione penale o l’esecuzione di una pena.
Mandato di Arresto Europeo: Il caso tedesco
La vicenda riguarda Tizio, cittadino rumeno, la cui consegna era stata richiesta dallo Stato tedesco in relazione a un procedimento penale per tentata estorsione aggravata (commessa il 27 agosto 2023 in un paesino tedesco). Il mandato di arresto europeo era stato emesso dal Tribunale distrettuale di Ulm il 19 agosto 2024. La Corte d’Appello di Trieste aveva accolto la richiesta, ma il ricorso per cassazione presentato dal difensore dell’imputato ha portato alla revisione della decisione.
Le Questioni Giuridiche Sollevate
- Violazione dell’art. 6, comma 1, lett. c) della legge 22 aprile 2005, n. 69: Il ricorrente ha evidenziato l’assenza di chiarezza sul titolo nazionale alla base del M.A.E., elemento essenziale per determinarne la validità. La terminologia utilizzata (“indagato” anziché “imputato”, “procedimento” anziché “processo”) suggeriva che l’azione penale non fosse stata ancora esercitata, rendendo il mandato privo di legittima finalità secondo quanto previsto dalla decisione quadro 2002/584/GAI.
- Violazione del principio di proporzionalità: In subordine, il ricorrente ha sostenuto che la consegna di Tizio avrebbe potuto essere evitata ricorrendo a strumenti meno invasivi, come la videoconferenza o la nomina di un procuratore speciale, in conformità con quanto previsto dall’art. 5 del Trattato sull’Unione Europea e dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE.
Considerazioni della Cassazione sul Mandato di Arresto Europeo
La Suprema Corte ha sottolineato che il M.A.E. deve essere strettamente finalizzato all’esercizio dell’azione penale o all’esecuzione di una pena, e non può essere impiegato esclusivamente per finalità investigative, come quelle presenti in un procedimento che, allo stato, ancora processo non è.
In conformità all’art. 1, par. 1, della decisione quadro 2002/584/GAI, lo strumento coercitivo del M.A.E. è giustificabile solo quando la presenza dell’imputato è indispensabile per il dibattimento o per l’esercizio dell’azione penale.
Rilevanza della Direttiva 2014/41/UE
Il Palazzaccio ha richiamato il considerando n. 25 della direttiva 2014/41/UE. Esso prevede l’utilizzo di strumenti alternativi, come l’ordine europeo di indagine (OEI), per garantire la raccolta di prove o la partecipazione a distanza tramite videoconferenza.
Tale approccio, conforme al principio di proporzionalità, avrebbe potuto rappresentare una valida alternativa alla privazione della libertà personale, più proporzionato alle finalità descritte dalla Germania.
Decisione Finale
La Cassazione ha disposto l’annullamento della sentenza impugnata e il rinvio alla Corte d’Appello di Trieste, con l’obbligo di richiedere ulteriori informazioni integrative allo Stato emittente, in particolare riguardo:
- La natura del titolo interno alla base del M.A.E.;
- Gli atti istruttori o processuali che richiedono la presenza dell’imputato;
- L’indispensabilità della presenza fisica per l’avvio o il prosieguo del procedimento;
- La possibilità di utilizzare strumenti alternativi che limitino al minimo la libertà personale.
Così, infatti, riporta la Cassazione:
“Nel diritto dell’Unione europea, pertanto, il mandato di arresto europeo non può essere emesso esclusivamente per finalità investigative, disancorate dall’esercizio dell’azione penale nello Stato richiedente, essendo eventuali finalità investigative perseguibili mediante il ricorso a strumenti alternativi della cooperazione europea nello spazio giuridico comune.”
La pronuncia in questione rappresenta, a mio avviso, un richiamo alla necessità di bilanciare le esigenze investigative con la tutela dei diritti fondamentali dell’individuo, in un quadro di cooperazione giudiziaria che rispetti pienamente il principio di proporzionalità.
Per una recensione su un romanzo a sfondo giuridico, vai qua.
Per un’altra recensione su un romanzo, ecco dove parlo di “Io sono innocente”.
Ecco, invece, l’analisi di una recente decisione della Corte Costituzionale.
Clicca qua per una visione sulla recente riforma del Codice della Strada.
A riguardo di altre news sul mondo giuridico, vedi questo articolo sul linguaggio giuridico inclusivo.