Una scena suggestiva e drammatica ambientata all'aperto, ispirata alla storica città di Chioggia, con i simboli della giustizia in primo piano. Sullo sfondo, i caratteristici canali, le barche da pesca e l'architettura veneziana creano un'atmosfera intensa, ricca di riflessi sull'acqua e giochi di ombre tra gli edifici, che evocano il peso e la solennità del tema giuridico in un contesto marittimo unico.

Indice


1. Introduzione al caso: un procedimento di derivazione chioggiotta e veneziana

In un recente caso, originatosi da un fatto avvenuto nella città di Chioggia, nel veneziano, la Cassazione ha analizzato una questione cruciale relativa all’importo liquidato per le spese legali alla parte civile in un processo concluso con il c.d. patteggiamento. 

La vicenda, trattata nella sentenza n. 37157/2024, dell’8 ottobre 2024, coinvolge un procedimento tenutosi presso il Tribunale di Venezia, e ha sollevato interrogativi sulla congruità dell’importo liquidato per le spese legali e sull’adeguatezza della motivazione del giudice. 

Questo caso offre una finestra rilevante sui criteri di trasparenza e motivazione richiesti per il rimborso delle spese civili all’interno di procedimenti penali.


2. Il contesto del ricorso in Cassazione

La controversia si origina dalla sentenza emessa nel febbraio 2023 dal Giudice per l’udienza preliminare (GUP) del Tribunale di Venezia, che ha applicato una pena concordata con il Pubblico Ministero per il delitto di diffamazione (art. 595, commi 1 e 3 c.p.) nei confronti di due rappresentanti di una società locale. 

Il giudice ha disposto, inoltre, un rimborso delle spese processuali a favore delle parti civili per un importo di 5.000 euro, cifra contestata dalla difesa per la mancanza di motivazione adeguata, in quanto superava il limite massimo di 2.411 euro stabilito dal DM 147/2022.

Il difensore dell’imputato ha pertanto proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la somma liquidata fosse esagerata e che mancasse una giustificazione dettagliata.


3. Il principio di diritto: il dovere di motivazione sull’importo liquidato per le spese legali

La Cassazione ha accolto il ricorso e ribadito un principio fondamentale: in un procedimento penale con patteggiamento, la liquidazione delle spese a favore delle parti civili deve essere motivata in modo trasparente

Il giudice, dunque, ha l’obbligo di giustificare le voci relative alle spese. Egli deve ricostruire le attività svolte dal difensore delle parti civili e garantire che le somme liquidate in sentenza siano congruenti con i parametri normativi previsti dal decreto ministeriale.

Questo principio giuridico, confermato in precedenza dalle Sezioni Unite (Cass. Sez. Un., n. 40288 del 14/07/2011, Rv. 250680), rileva che il rimborso delle spese processuali alle parti civili va assicurato mediante una distinzione chiara tra onorari, competenze e spese, consentendo così una verifica approfondita della congruità e della legittimità delle somme indicate.


4. L’importanza del calcolo dettagliato delle spese in sentenza

La mancata distinzione tra le voci di spesa ha portato all’annullamento parziale della sentenza, limitatamente alla quantificazione delle spese, e al rinvio della decisione al giudice civile competente per valore. 

Tutto ciò, a mio avviso, evidenzia l’importanza di fornire motivazioni analitiche e trasparenti nel calcolo delle spese processuali. Decisioni globali e non specifiche ostacolano, infatti, il diritto delle parti alla contestazione.

Con una motivazione dettagliata e chiara, le parti possono verificare e, se necessario, contestare ogni voce di spesa. 

Si ottiene, di conseguenza, un procedimento più trasparente e garantista con i diritti dell’imputato, che è interessato, ovviamente, anche alle ripercussioni economiche del processo.


5. implicazioni della sentenza per i futuri procedimenti

Il caso, come detto, ha radici giuridiche nelle città di Chioggia e Venezia, e riafferma il principio per cui ogni rimborso delle spese processuali deve essere giustificato e documentato accuratamente. 

La Cassazione opera così un monito a tutti gli operatori del diritto, contribuendo a prevenire liquidazioni arbitrarie e garantendo un maggiore equilibrio tra il diritto alla difesa e quello al risarcimento delle spese.


6. Una riflessione finale sull’importo liquidato per le spese legali

La sentenza della Cassazione mi sembra voler ricordare che la giustizia non è solo una questione di decisioni, ma anche di trasparenza e ragionevolezza, specialmente quando si parla di costi a carico di cittadini e imprese. Ciò avviene proprio nell’ambito dell’importo liquidato per le spese legali alla parte civile. 

Tuttavia, non dobbiamo nemmeno pensare che il fatto di dover documentare voce per voce ogni onere e costo della difesa delle parti civili rappresenti la panacea di ogni male.

D’altro canto, infatti, la necessità di fornire giustificazioni dettagliate per ogni rimborso di spesa rischia di trasformare il processo in un labirinto burocratico, in cui il rispetto delle regole formali prevale sul merito delle decisioni.

Come ha detto Francesco Carnelutti, uno dei più grandi giuristi italiani, in “Elogio dei giudici scritto da un avvocato”

“La giustizia non è di questo mondo, e neanche del prossimo. Non resta che renderla meno ingiusta possibile in quello che c’è di mezzo”

Dobbiamo riflettere su quanto il sistema debba cercare di bilanciare esigenze di precisione con la necessità di una giustizia equa, per non perdere di vista ciò che realmente conta: non solo le regole, ma l’essenza del diritto stesso.

Per altri casi di origine veneta, leggi questo articolo su un caso avvenuto a Treviso, oppure questo avvenuto a Rovigo.