Le novità del decreto legge 131/2024: un approfondimento sulle modifiche in materia processualpenale, anche in ambito minorile.

Il recente Decreto Legge 131/2024 apporta una serie di modifiche in ambito processuale, che pur rispondendo alle pressioni europee, sollevano qualche perplessità su come il nostro sistema giudiziario si stia evolvendo. Da inizio 2024, infatti, conto almeno tre novelle ai codici: tutto ciò non può che comportare uno stato di incertezza del diritto che, francamente, non possiamo permetterci.

Modifiche al codice di procedura penale: necessarie, ma basteranno?

Tra le novità spiccano le modifiche che, in caso di arresto, fermo, o esecuzione di un’ordinanza cautelare di cui agli artt. 293, 386, 387 c.p.p., estendono la possibilità di informare non solo un familiare (ridotto a uno, anziché ai familiari previsti dalla normativa previgente), ma anche una persona di fiducia, in caso di arresto o fermo . Sembra un progresso, ma viene da chiedersi se davvero una singola telefonata possa compensare l’isolamento e l’ansia che derivano da un arresto. In un contesto sempre più digitalizzato, forse si potrebbe fare di più per garantire che l’indagato non sia solo un numero nel sistema, ma una persona i cui diritti devono essere protetti anche, magari, attraverso una comunicazione telematica (mail, pec?).

Un’altra modifica riguarda l’art. 350 c.p.p., relativo alle informazioni che la P.G. assume dalla persona indagata, sul luogo o nell’immediatezza del fatto.

La Polizia Giudiziaria ha, con tale cambiamento, poteri più limitati nella raccolta delle informazioni durante le indagini, vincolandoli solo ai casi di imminente pericolo per la vita o di compromissione grave delle indagini. Ma cosa significa compromissione grave delle indagini? Non è dato saperlo, non è spiegato. Probabilmente basterà che la P.G. stessa affermi che vi sia questo rischio, per soddisfare la condizione richiesta.

Si tratta pur sempre di un piccolo passo avanti, per carità, ma inconsistente nell’aspetto pratico. Del resto, quante volte ci siamo trovati di fronte a un sistema che, nonostante le regole, continua a sfidare il principio della presunzione di innocenza?

Giustizia minorile: belle parole, ma la realtà?

Il decreto introduce alcune garanzie formali per i minori, al fine di adeguare la normativa di settore con quella europea. In realtà, si tratta perlopiù di avvisi da effettuare al minore arrestato/fermato/soggetto ad una misura cautelare. Avvisi che – mi auguro di sbagliarmi – rimarranno solo sulla carta. Per esempio, il minore dovrà essere avvisato che avrà diritto a una detenzione separata da quella degli adulti fino ai 18 anni e, salvo i casi previsti dalla legge, anche fino ai 25 anni. Ma sappiamo bene che la separazione formale non risolve il problema strutturale.

Le carceri minorili sono spesso sovraffollate (ad esempio, l’I.P.M. di Treviso, questa estate, contava più di 30 detenuti, a fronte di una capacità di 18 posti) e mancano di risorse adeguate per offrire un vero percorso educativo.

La promessa di un “progetto individualizzato” per i minori, come previsto dal decreto legge, suona più come una dichiarazione d’intenti che come una realtà concreta.

Il decreto parla anche di “valutazione psicologica” per i minori detenuti, ma chi garantirà che queste visite non diventino l’ennesima formalità burocratica? E poi, c’è davvero un progetto di recupero sociale che va oltre le parole, o stiamo assistendo solo a un maquillage normativo per evitare ulteriori procedure d’infrazione europee?

Conclusione Amara

Il Decreto Legge 131/2024 sembra andare nella giusta direzione, almeno sulla carta, ma lascia l’amaro in bocca. Tante promesse, tanti principi, ma la pratica? Forse il nostro sistema penale non ha bisogno di nuove leggi, ma di un cambiamento culturale che metta al centro la dignità della persona, non solo sulla carta, ma nei fatti.

Per chi si trova a navigare in questo mare di nuove disposizioni, il rischio è che i diritti e le tutele restino parole vuote, in balia di un sistema sempre più distante dalle esigenze reali. La legge deve servire le persone, non piegarle.