- Il Praticante Medioevale: la recensione di una storia consolidata
- Il crollo delle certezze e la necessità della deontologia
- Il Praticante Medioevale e la sfida dell’Emiro
- Il Praticante Medioevale: una scelta decisiva
Il Praticante Medioevale: la recensione di una storia consolidata
Seguire i meme de Il Praticante Medioevale è stato per molti giovani professionisti un momento di crescita negli anni della pratica legale: ironia tagliente e riflessioni pungenti che hanno reso ancora più gradevoli le lunghe giornate tra codici e tribunali.
Ritrovare nuovamente quel tono in un romanzo così ben strutturato è un’esperienza gratificante. Questo secondo capitolo, chiamato “Il Praticante medioevale e i doni dell’emiro” è il diretto seguito del primo tomo (dal titolo “Il Praticante medioevale: Come sono sopravvissuto alla pratica forense”).
Non ho dubbi: è un libro che consiglio vivamente a giovani avvocati e praticanti.
È un’opera che, a mio avviso, sa divertire, intrattenere e, allo stesso tempo, offrire spunti di riflessione, con leggerezza e profondità, in quanto tocca le problematiche che si parano davanti ai giovani professionisti.
A mio avviso, infatti, si rivolge con efficacia sia a quelli che lavorano nei c.d. grandi studi, sia a quelli che hanno affrontato una formazione più tradizionale.
Il crollo delle certezze e la necessità della deontologia
Ma di cosa parla questo sequel?
Dopo il fallimento all’esame di avvocato, Il Praticante Medioevale si trova sommerso da insicurezze. La sua frustrazione, il senso di smarrimento e la difficoltà di riprendersi sono sentimenti nei quali molti lettori si riconoscono.
La vita nello studio d’affari diventa sempre più opprimente, fatta di richieste assurde, scadenze irrealistiche e dinamiche lavorative logoranti.
Non mancano nuovi personaggi, come Zoe Sironi, la collega Gen-Z che porta un tocco di irriverenza e caos in un contesto già teso. Memorabile la sua faccia tosta.
Ben approfonditi, realistici e positivi anche personaggi come Remo, avvocato che – a suo modo e con i suoi particolari modi di fare – sarà di grande aiuto al protagonista.
Mi è piaciuto molto anche il riferimento esplicito alla necessità di ispirarsi sempre, anche nei contesti più difficili, a delle condotte deontologicamente impeccabili.
Il Praticante Medioevale e la sfida dell’Emiro
In breve, qualche cenno alla trama.
La possibilità di lavorare per un importante e facoltoso cliente, un vero e proprio Emiro, sembra un’opportunità d’oro per il protagonista. Tuttavia, ciò che inizia come una svolta positiva si trasforma presto in una trama intricata, da vero e proprio thriller legale.
L’ingresso nella start-up JammIA rappresenta un cambio radicale. Catapultato in un ambiente informale e innovativo, fatto di caffè aromatizzati, tornei di ping-pong e ritmi lavorativi meno oppressivi, Il Praticante Medioevale inizia finalmente a sentirsi a suo agio. Eppure, il passato continua a inseguirlo.
Le pressioni del suo capo nello studio tradizionale e del collega manipolatore non lo abbandonano, mettendolo di fronte a sfide sempre più grandi, tra dilemmi etici-deontologici e intrighi professionali.
Il ritmo narrativo cresce pagina dopo pagina e spinge la storia verso toni sempre più avvincenti, con un finale che, tutto sommato, non mi aspettavo.
Il Praticante Medioevale: una scelta decisiva
Il finale, a mio avviso, lascia presagire nuovi sviluppi nella saga. Spero che sia così, perché mi piacerebbe leggere qualcos’altro dell’autore – al momento ancora ignoto.
Questo libro, come il primo, sa far rivivere gioie e dolori del percorso da praticante, rendendo l’esperienza universale e al contempo profondamente personale.
Il Praticante Medioevale – i doni dell’emiro è un romanzo che riesce a unire ironia, critica lavorativa e introspezione.
È una breve lettura che diverte e intrattiene per qualche ora (io l’ho letto durante questi giorni natalizi), ma anche che riflette con sensibilità unica i dolori, le sfide e le ambizioni di chi percorre la lunga strada verso l’abilitazione. Una storia avvincente e appassionante, capace di far immedesimare il lettore in un protagonista tanto reale quanto straordinario.
Per un’altra recensione su un romanzo, ecco dove parlo di “Io sono innocente”.
Ecco, invece, l’analisi di una recente decisione della Corte Costituzionale.
Clicca qua per una visione sulla recente riforma del Codice della Strada.
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