Illustrazione in stile fumetto con una catena spezzata in primo piano, simbolo della fine della violenza, una donna e un bambino sotto un ombrello protettivo e un cielo che passa dalla tempesta alla luce. Elementi legali, come il martello del giudice e la bilancia della giustizia, richiamano la protezione legale offerta dallo Studio Legale Zampaolo. L'immagine si attaglia perfettamente all'articolo dedicato ai maltrattamenti prima e dopo la separazione, disponibile sul blog dello studio.

Indice

Introduzione

Nella Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne – il 25 novembre – trovo opportuno analizzare una sentenza che riflette sulla seguente questione: quando i maltrattamenti prima e dopo la separazione configurano l’omonimo reato contro familiari o conviventi previsto dall’art. 572 c.p.?

Una recente decisione della Corte di Cassazione (Sez. VI, n. 23204/2024) lo spiega e ha stabilito che la fine della convivenza non interrompe automaticamente il reato di maltrattamenti. 

Questo principio riconosce, a mio avviso, che le condotte violente spesso persistono anche oltre la separazione. Per tale motivo, è importante comprendere e affrontare la ciclicità di queste condotte abusive, moleste, aggressive e sottomissive.

Maltrattamenti prima e dopo la separazione: la ricostruzione dei fatti

Nel caso esaminato, G.N. era accusato di maltrattamenti nei confronti della moglie, mediante condotte protrattesi dal 2013 al 2020, con episodi di violenza fisica e psicologica spesso commessi alla presenza del figlio minorenne. 

Nonostante la separazione della coppia nel 2019, l’imputato ha aggredito la moglie anche successivamente. Un grave episodio di violenza è avvenuto, infatti, nell’agosto 2020, quando, durante un incontro per la consegna del figlio, in ottemperanza a quanto stabilito dalla sentenza di separazione, G.N. ha tentato di strangolare la moglie. 

La Corte di Appello di Potenza non aveva fatto ricadere tale episodio – il più grave – nel delitto di maltrattamenti, e aveva ritenuto interrotto il reato con la separazione, applicando un regime sanzionatorio più favorevole. 

Al contrario, la Cassazione ha stabilito che tale evento non spezza automaticamente la continuità del reato abituale.

Secondo la Suprema Corte,

“la separazione non basta a interrompere il ciclo dei maltrattamenti”,

soprattutto quando gli episodi successivi dimostrano una continuità di controllo e abuso.

La violenza domestica, come sottolinea la Convenzione di Istanbul, citata nella sentenza, può intensificarsi proprio dopo la separazione, diventando ancora più insidiosa. Questo caso ne è un esempio lampante, con l’ultimo episodio avvenuto, durante un incontro tra i coniugi relativo alle prescrizioni imposte sulla genitorialità condivisa, nel 2020, ben dopo la fine della convivenza.

Reato abituale e maltrattamenti: una visione globale necessaria

Il reato di maltrattamenti, disciplinato dall’art. 572 c.p., è un reato abituale, configurabile attraverso una serie di atti reiterati che lesano la dignità e l’integrità della vittima. 

La Corte di Cassazione ha ribadito che la consumazione del reato si verifica con “l’ultimo atto integrante la fattispecie criminosa”

Ciò è, a mio avviso, fondamentale per comprendere che i maltrattamenti dopo la separazione non sono episodici, ma rappresentano la prosecuzione di una dinamica relazionale violenta.

Un passaggio chiarissimo della sentenza riguarda il legame coniugale che, anche se cessato formalmente, mantiene la sua rilevanza giuridica:

“Il coniuge separato rimane familiare ai sensi dell’art. 572 c.p.”

A ben vedere, questo principio enunciato dalla Cassazione garantisce che le persone offese – le vittime del reato – possano continuare a essere tutelate anche nei difficili contesti di separazione.

Maltrattamenti dopo la separazione: un ciclo difficile da spezzare

La Corte di Cassazione ha spiegato proprio che la separazione può rappresentare addirittura un fattore di rischio aggiuntivo per le vittime di violenza domestica. 

Spesso, i maltrattamenti si intensificano in questa fase, alimentati da dinamiche di potere e controllo che trovano nuovi pretesti per manifestarsi. 

“Il mero decorso del tempo non esclude la continuità tra le condotte,” ha affermato la Corte, sottolineando la ciclicità tipica dei reati di violenza domestica, anche quando gli episodi di maltrattamento sono temporalmente distanti l’uno dall’altro.

Nella Giornata contro la violenza sulle donne, ciò invita a riflettere su quanto sia necessario un approccio sistemico, capace di cogliere le sfumature di una relazione abusante anche dopo la sua formale conclusione.

Un messaggio per il cambiamento da parte della Cassazione

La sentenza n. 23204/2024 della Corte di Cassazione rappresenta, a mio avviso, un esempio di una buona sentenza e, in generale, un passo avanti nella lotta dell’ordinamento contro i maltrattamenti di cui all’art. 572 c.p.: essa ribadisce l’importanza di proteggere le vittime anche oltre la separazione.

Chiudo con una riflessiva citazione di Rita Levi Montalcini: 

“Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza.” 

Oggi, 25 novembre, io credo che sia necessario ricordare che ogni donna ha il diritto di vivere senza paura, libera di esprimere la propria forza e intelligenza in un ambiente che la rispetti e la valorizzi.

Per approfondire ulteriormente tematiche oggetto di discussione, vi invito a leggere gli articoli sul mio blog:

La gestazione per altri (GPA) è un reato universale: la nuova legge.

Social network e atti persecutori: la Cassazione sullo stalking su Facebook